La mente, la realtà e l’illusione

Di Kyabdje Kalu Rimpoce

Da un testo che raccoglie diversi insegnamenti La voie du Bouddha, editions du Seuil pubblicato in Francia nel 1993, vi proponiamo alcune pagine di estrema chiarezza in cui il grande maestro tibetano ci introduce alla scoperta della realtà fondamentale della nostra mente.:

Non fare alcun atto nocivo.
Compiere perfettamente ciò che è benefico

E disciplinare completamente la propria mente.

Questo è l’insegnamento del Buddha.

Buddha Sakyamuni

2500 anni fa, grazie all’esperienza della meditazione, buddha1Buddha Sakyamuni penetrò l’essenza della mente. Attraverso la contemplazione diretta realizzò la sua natura profonda e raggiunse così il “Risveglio”. Questa fu la sua esperienza capitale. Avendo scoperto la realtà di ciò che noi siamo, annunciò il suo insegnamento e propose un cammino per giungere all’esperienza che lui aveva realizzato. Questo insegnamento si chiama il “Dharma del Buddha”, l’insegnamento del Buddha. E’ una conoscenza sperimentale che ci insegna a riconoscere la nostra natura fondamentale e libera dall’assoggettamento alle illusioni, alle passioni ed ai pensieri. Permette di scoprire la vera felicità, durante la vita, al momento della morte e nelle esistenze ulteriori fino all’ultimo risveglio spirituale che è lo stato di Buddha. Sviluppa la saggezza e la compassione universale. Poiché il Dharma del Buddha tratta della nostra natura interiore, del nostro essere profondo, lo si può definire ‘scienza interiore’. Questo è il nome tradizionale di ciò che in occidente viene chiamato “Buddhismo”. Più precisamente, l’espressione tibetana resa in lingua occidentale per Buddhismo è nangpa sangyepai tcheu. Le due ultime parole prese insieme, significano ‘Dharma del Buddha’ o ancora ‘Dharma del Risveglio’. Dharma ha qui il significato di ‘insegnamento’ e la parola ‘Buddha’ designa a sua volta l’origine dell’insegnamento: il Buddha storico e la realizzazione spirituale che egli raggiunse: lo ‘stato di Buddha’. La prima parola ‘nangpa’, significa ‘interiore’ e rileva il fatto che l’insegnamento non riguarda tanto il corpo ed il mondo esterno quanto la mente che ne è abitante interno, la sua funzione principale è di portare ad essa pace, felicità e libertà. Il Dharma del Buddha è pertanto la scienza interiore o la scienza della interiorità, intesa come scienza della mente.

La sola realizzazione del senso della mente ingloba ogni comprensione:
conoscere tutto senza realizzare il senso della mente è la peggiore ignoranza.

Djamgoun Kongtrul Lodro Thayè. Riassunto dei punti essenziali

Sebbene noi tutti sentiamo di essere una mente e di esistere, la natura_mentenostra comprensione di essa e del nostro modo di esistere è di solito per lo meno vaga e confusa. Noi diciamo: ‘Io ho una mente’, ‘Io sono’, ‘Io esisto’, ci identifichiamo con un ‘io’ al quale attribuiamo delle qualità. Ma noi non conosciamo veramente né la natura di questa mente, né di questo ‘io’. Ignoriamo in cosa consistano, come funzionano e in senso generale ignoriamo chi siamo fondamentalmente. Nella ricerca della mente , il punto essenziale è di riconoscere la sua natura, cominciando con l’interrogarsi, al livello più profondo, su quello che noi siamo realmente. Estremamente rare sono le persone che esaminano veramente la propria mente e considerano approfonditamente ciò che essa è e a chi cerca di farlo l’esame si rivela difficile: cercando ed osservando che cos’è la nostra mente, non arriviamo a delimitarla veramente, non la troviamo. Nessun dubbio , dal punto di vista scientifico molte risposte potrebbero essere date per definire cos’è la mente. Ma noi qui non parliamo di questo tipo di conoscenza. Il problema di fondo è che non è possibile che la mente si conosca in lei stessa, perché quello che cerca, il soggetto è la mente stessa e l’oggetto che si propone di esaminare è ugualmente la mente: è una situazione paradossale. Io posso cercarmi ovunque nel mondo senza trovarmi mai perché quello che cerco sono io. Il problema è lo stesso che cercare di vedere la nostra faccia: i nostri occhi le sono estremamente vicini ma essi non possono vederla più di quanto non possano vedersi se stessi. Noi non arriviamo a conoscere la nostra mente semplicemente perché è troppo vicina. Un proverbio del Dharma dice “L’occhio non vede la sua pupilla”. Ugualmente, la nostra mente non ha la capacità di vedere se stessa; ci è talmente vicina , è talmente intima che non possiamo distinguerla. E’ soltanto utilizzando uno specchio che possiamo vedere la nostra faccia. Così come anche l’occhio per vedersi deve far ricorso a questo oggetto, la mente per studiare se stessa deve appellarsi ad un particolare mezzo che funga da specchio nel quale di riflesso può scoprire la sua vera faccia: questo mezzo è il Dharma quale ce lo trasmette una guida spirituale. E’ nella relazione che intratteniamo con l’insegnamento e con questo amico spirituale o con questa guida che la mente può andare risvegliandosi poco a poco alla sua vera natura e finalmente oltrepassare il paradosso iniziale scoprendo un’altra modalità di conoscenza. Questa scoperta si effettua per mezzo di diverse pratiche, che vanno sotto il nome di meditazione. La mente è qualcosa di strano. Gli orientali la situano tradizionalmente al centro del corpo, al livello del cuore. Gli occidentali la localizzano nella testa o nel cervello. Pur essendo giustificate da alcuni punti di vista, queste localizzazioni sono imperfette. Di fondo la mente non è più nel cuore che nel cervello. La mente abita il corpo ma solo illusoriamente può essere localizzata in questo o quel punto. Non si può dire che si trovi in un punto particolare della persona né dove sia. La ricerca non è facile perché, oltre la situazione paradossale che abbiamo esposto nella quale il conoscitore non può conoscere se stesso, la mente non è descrivibile nella sua natura essenziale: non ha forma, colore o caratteristiche grazie alle quali si possa dire “ecco cos’è”. Ciascuno fra noi può sviluppare un’esperienza della natura della sua mente interrogandosi su ciò che osserva, sull’osservatore, il conoscitore, il soggetto che sperimenta i pensieri e le diverse sensazioni. Dove si trova esattamente? Che cos’è? Si tratta di osservare la mente in se stessa. Dov’è? Chi sono? Che cosa sono? Il corpo e la mente sono uno o sono diversi? Le mie esperienze si svolgono dentro o fuori della mente? La mente e i suoi pensieri sono distinti o sono la stessa cosa? Se sì, come? Se no, come? Questa ricerca si compie nella meditazione in stretta relazione con la guida che ci indica ciò che in queste esplorazioni è giusto e ciò che è sbagliato; può durare molti mesi, anzi molti anni. In questa ricerca approfondita, la guida spirituale ci indirizza progressivamente verso l’esperienza della vera natura della mente. E’ difficile da capire e da realizzare perché non è qualcosa che possa essere appreso attraverso concetti o rappresentazioni. Lo studio principale della mente non si può fare con la teoria, bisogna ricorrere all’esperienza pratica della meditazione , osservare ancora ed ancora questa mente fino a penetrarne la vera natura. Nelle pratiche di meditazione esiste un doppio approccio: l’uno si potrebbe dire analitico e l’altro contemplativo. Il primo è fatto di domande come quelle che abbiamo appena fatto. Se si prolunga questa ricerca senza stancarsi ed essendo guidati con competenza, si acquisisce una certa comprensione. Nel secondo approccio la mente resta semplicemente a riposo nella sua lucidità, liberamente e semplicemente. Questa pratica oltrepassa tutte le precedenti forme di analisi nel far uscire dalla sfera dei concetti e’aprirsi ad un’esperienza immediata. Al termine di queste meditazioni si fa la scoperta della mente come essenzialmente vuota di determinazioni, di caratteristiche come forma, colore, aspetto…. e che la sua natura è al di là delle rappresentazioni, dei concetti, dei nomi e delle forme.Per cercare di evocare questa vacuità, la nozione più vicina sarebbe quella dell’indeterminatezza dello spazio: la mente è vuota come lo spazio. Ma non è che un’immagine e, come vedremo poi, essa non è solamente vuota. Per adesso vorrei insistere sull’importanza capitale della conoscenza della mente e dei suoi frutti. La mente è ciò che noi siamo, ciò che sperimenta felicità e dolore. E’ ciò che prova differenti pensieri e sensazioni, ciò che è sottoposto alle emozioni piacevoli o spiacevoli, ciò che sperimenta desiderio, avversione ecc…La comprensione vera della sua natura è liberatoria; ci svincola da tutte le illusioni e di conseguenza dall’origine dei dolori , delle paure e delle difficoltà che costituiscono la nostra vitaquotidiana. Facciamo un esempio: se abbiamo l’illusione che un malfattore sia un benefattore, allora può ingannarci, illuderci e farci del male. Ma quando lo riconosciamo come un malfattore, ci diventa possibile non esserne ingannati: smascherandolo possiamo evitare di essere esposti alle sue malefatte. Il malfattore è qui l’ignoranza di quello che noi siamo veramente o , più precisamente, l’illusione dell'”io”, di un “sé”. E la conoscenza che la rivela è quella della natura della mente: essa ci libera dalle sue illusioni e dai suoi dolorosi condizionamenti. Questa conoscenza della mente è la base ed il fondamento del Dharma di Buddha e di tutti i suoi insegnamenti.

 

Se la mente non è realizzata, la ruota del samsara gira:
la mente realizzata non è nient’altro che Buddha.
Essa è tutto e nient’altro.
Realtà fondamentale, substrato universale.
Possa ciò che lo altera essere compreso.

III Karmapa. Gli auspici di Mahamudra

mamhudraLa mente ha due facce, due sfaccettature che sono due stati di una stessa realtà:il risveglio e l’illusione. – Il Risveglio è lo stato della mente pura. La sua modalità di conoscenza è non dualista, la si chiama “conoscenza primordiale”. Le sue esperienze sono autentiche, cioè senza illusioni. La mente pura è libera e provvista di numerose qualità. – L’illusione è lo stato della mente impura. La sua modalità di conoscenza è dualista, è la “coscienza abituale”. Le sue esperienze sono alterate dalle illusioni. La mente non pura è condizionata e sottoposta a molte sofferenze. La mente non pura, illusa è lo stato degli esseri ordinari, quello nel quale siamo abitualmente. La mente pura risvegliata è lo stato nel quale la mente realizza la sua vera natura liberata dai condizionamenti abituali e dalle sofferenze che vi sono associate. E’ lo stato di Risveglio di un Buddha. Quando la nostra mente è nel suo stato impuro, illuso, si è esseri ordinari che attraversano diversi stati di esistenza o di coscienza condizionata. Le trasmigrazioni della coscienza in questi stati costituiscono nel loro giro senza fine l”esistenza condizionata’ , il ‘ciclo delle esistenze’ ed ancora la ‘esistenza ciclica’-‘samsara’ in sanscrito. Quando la mente è purificata da tutte le illusioni del ‘samsara’ questa trasmigrazione cessa; vi è allora lo stato di risveglio di un Buddha, ovvero l’esperienza della purezza essenziale della nostra mente, della nostra natura di Buddha. Tutti gli esseri quali che siano hanno la natura di Buddha e perciò tutti possono realizzarsi. E poiché essa è in ciascuno di noi è possibile raggiungere il risveglio. Se non l’avessimo già in noi, non potremmo realizzarla mai. Così lo stato ordinario e lo stato risvegliato si distinguono unicamente per l’impurità o la purezza della mente, per la presenza o l’assenza in essa di illusione. La nostra mente ha già oggi tutte le qualità dello stato di Buddha; esse risiedono in lei, sono la sua natura più pura. Sfortunatamente sono ignorate, mascherate da diversi involucri, veli ed altre forme di contaminazioni aggiunte. Buddha Sakyamuni insegnò: La natura di Buddha è presente in ogni essere, Ma velata da illusioni avventizie. Purificate queste Essi sono veramente dei Buddha. La distanza tra lo stato ordinario e lo stato “risvegliato” è dunque quella che separa la non-conoscenza dalla conoscenza di questa natura pura della mente. Nello stato ordinario, essa è ignorata. Nello stato di risveglio è pienamente realizzata. La situazione nella quale la mente ignora la sua vera natura è quella che si chiama ‘ignoranza fondamentale’. Realizzando la sua natura profonda, la mente si libera da questa ignoranza, dalle illusioni e condizionamenti che essa induce ed accede così allo stato di risveglio incondizionato chiamato “liberazione”. Tutto il Dharma del Buddha, e la sua pratica consistono nel purificare, nel “liberare dalle illusioni” la mente e, così, farla passare dallo stato impuro a quello puro, dall’illusione al risveglio.

Tutti i fenomeni sono proiezione della mente.
Quanto alla mente, non è mente.
La mente è vuota d’essenza.
Vuota, essa è illimitata e tutto può apparirvi.
Finito il suo esame, possa il suo fondamento essere realizzato.

Karmapa III. Gli auspici di Mahamudra

gesarL’esperienza della natura essenziale della mente si situa al di là delle parole. Volerla descrivere significa trovarsi nei panni di un muto che cercasse di esprimere il sapore della caramella che ha in bocca: gli mancano i mezzi adeguati d’espressione. Tuttavia, vado a consegnarvi alcune conclusioni che suggeriscono uno scorcio di questa esperienza. La mente è ciò che pensa io sono, io voglio, io non voglio'; è il pensatore, l’osservatore, il soggetto di tutte le esperienze. Io sono la mente . Da un certo punto di vista la mente esiste poiché io sono ed ho capacità di azione. Se voglio vedere, posso guardare; se voglio sentire, posso ascoltare, se decido di fare qualcosa con le mani posso comandarlo al mio corpo e così via. In questo senso la mente con i suoi poteri e le sue facoltà sembra esistere. Ma se la cerchiamo, non possiamo trovarla da nessuna parte dentro di noi: né sulla testa, né sul corpo, né dove sia né come sia. Da quest’altro punto di vista sembrerebbe non esistere affatto. Così, da un lato la mente sembra esistere, dall’altro non è qualcosa che esiste veramente. Anche ricercando strenuamente e a lungo,, non potremo mai trovarle delle caratteristiche formali: non ha dimensione, colore, forma, né qualcosa di tangibile. E’ in questo senso che è detta “vuota” perché è essenzialmente indeterminabile, inqualificabile, al di là dei concetti mentali ed in questo paragonabile allo spazio. Questa natura indefinibile è “vacuità”, la prima delle qualità essenziali della mente. Essa è al di là della conoscenza illusoria che ci fa sperimentare la mente come un Io provvisto di quelle caratteristiche che gli attribuiamo abitualmente. Ma bisogna stare attenti! Perché dire che la mente è vacuità come lo spazio non significa ridurla a qualcosa di inesistente, nel senso di non operante. Come lo spazio, la mente pura non è localizzabile ma è onnipresente ed onnipenetrante, abbraccia e penetra ogni cosa. In più, è al di là del cambiamento e la sua natura vuota è indistruttibile, atemporale. Se la mente è essenzialmente vuota, nel senso che abbiamo appena detto, essa non è ‘solamente’ vuota perché se lo fosse sarebbe inerte e non sperimenterebbe né conoscerebbe niente: né sensazioni, né gioia, né sofferenza. La mente non è solo vuota, essa possiede una seconda qualità essenziale che è la sua facoltà e capacità di esperienza di conoscenza. Questa qualità dinamica si chiama ‘luminosità-lucidità’, essa è insieme la lucidità della sua intelligenza e la luminosità o chiarezza della sua esperienza. Se vogliamo fare un esempio per capire meglio di cosa si tratta, potremmo paragonare la vacuità della mente allo spazio della stanza nella quale ci troviamo.Questo spazio senza forma permette l’esperienza, la contiene, ne è il luogo. La luminosità-lucidità sarebbe la luce che rischiara e rende possibile che vi siano riconosciute cose differenti. Se ci fosse solo uno spazio inerte, non ci sarebbe possibilità di conoscenza. Non è che un esempio, poiché questa luminosità-lucidità della mente non è una luce ordinaria come quella del sole, della luna o dell’elettricità. Si tratta della chiarezza spirituale che rende possibili tutte le conoscenze ed esperienze. Questa natura vuota e luminosa della mente è ciò che si chiama la ‘chiara luce’, è una lucidità-vuota che a livello di mente pura conosce in se stessa e conosce se stessa; così la si chiama ‘luminosità autoconoscente’. Non ci sono esempi veramente adeguati per illustrare questa luminosità-lucidità allo stato puro: ma ad un livello ordinario vicino a noi, comprendendo una delle sue manifestazioni, la situazione dello stato di sogno, noi potremmo intravedere alcuni dei suoi aspetti. Supponiamo che sia notte fonda e che in questa oscurità totale si sia in procinto di sognare, sperimentando un mondo onirico. Lo spazio mentale che ne è il luogo, indipendentemente dal luogo dove ci troviamo, può essere paragonato alla vacuità della mente e la sua attitudine a fare delle esperienze indipendentemente dall’oscurità esterna, corrisponde alla sua luminosità-lucidità. Questa lucidità-luminosità ingloba ogni conoscenza della mente: tanto la chiarezza inerente alle sue esperienze che la lucidità di ciò o di colui che fa l’esperienza; conoscitore e conosciuto, lucidità e luminosità non sono che due aspetti di una sola e medesima qualità. Come intelligenza che conosce l’esperienza onirica essa è lucidità e come chiarezza, presente nelle sue esperienze, essa è luminosità; ma a livello non dualistico della mente pura, si tratta di una sola e medesima qualità chiamata in tibetano sel-oua. Questo esempio può aiutare a capire ma, attenzione, non si tratta che di un’illustrazione mostrante ad un livello abituale una particolare manifestazione di lucidità-luminosità. Nell’esempio c’è in effetti una differenza tra la lucidità di colui che conosce e la luminosità delle sue esperienze; questa differenza nasce dal fatto che il sogno è un’esperienza dualistica, fatta in termini di soggetto ed oggetto, nella quale la lucidità-luminosità si manifesta insieme nella conoscenza o lucidità del soggetto e nella chiarezza o luminosità dei suoi oggetti. L’esempio è imperfetto, perchéi fondamentalmente nella mente pura la separazione non esiste benché si tratti della medesima qualità di lucidità- luminosità che è essenzialmente non dualistica. Il terzo aspetto, che deve essere aggiunto ai due precedenti per descrivere completamente che cos’è la mente pura, è l’intelligenza illimitata o “infinita”. La luminosità-lucidità della mente descritta in precedenza è la sua capacità di conoscere, in questa tutto può apparire, la sua possibilità di conoscenza, l’intelligenza del suo spirito, sono illimitate. Il termine tibetano che designa tale qualità significa letteralmente ‘assenza di limiti’ o di ‘intralci’, è la libertà che lo spirito ha di conoscere e sperimentare senza limiti e senza fine. Queste conoscenze ed esperienze sono, a livello puro, quelle delle qualità e dei campi risvegliati e, a livello ordinario quelle che la mente ha di ogni cosa come ‘questo’o ‘quello’ cioè la facoltà cognitiva che ha la coscienza di distinguere, percepire, ideare ogni cosa. Per riprendere l’esempio del sogno, la manifestazione di questa intelligenza illimitata della natura della mente sarebbe, sulla base della vacuità e della luminosità-lucidità, quali le abbiamo evocate, la sua attitudine a sperimentare la molteplicità degli aspetti del sogno,quali che siano le percezioni del sognatore o le esperienze del suo mondo sognato. La luminosità-lucidità sarebbe ciò che permette di conoscere e di sperimentare, mentre l’intelligenza illimitata sarebbe l’insieme di tutti gli aspetti distintamente conosciuti e sperimentati. Questa intelligenza non limitata corrisponde, a livello ordinario, a tutti i tipi di pensieri e di emozioni che possiamo avere nella mente e, a livello puro della mente di un Buddha, a tutte le saggezze o qualità risvegliate messe in opera per aiutare gli altri esseri. Cosi la mente pura può essere considerata: -come essenza, vuoto -come natura, luminosità-lucidità -per i suoi aspetti un’infinità di possibilità Questi tre aspetti: vacuità, lucidità, infinità non sono separati ma concomitanti. Sono le qualità simultanee e complementari della mente risvegliata. Con questi tre aspetti, essa è a livello puro lo stato di Buddha; mentre a livello non puro, ignorante e preda delle illusioni, diventa tutti gli stati di coscienza condizionata, tutte le esperienze del samsara. Tuttavia, sia che la mente sia risvegliata o preda delle illusioni, non c’è niente che si trovi al di fuori di essa e la mente è essenzialmente la stessa in tutti gli esseri, umani e non. La natura di Buddha con tutti i suoi poteri e le sue qualità risvegliate, è presente in tutti gli esseri. Le qualità di un Buddha sono tutte nella nostra mente, ma velate, mascherate come può esserlo un vetro naturalmente trasparente e traslucido, ma opacizzato da uno spesso strato di salsedine. La purificazione, il disvelamento da queste impurità permette che si rivelino tutte le qualità risvegliate presenti nella mente. Attualmente la nostra mente ha poca libertà e qualità, perché condizionata dal nostro Karma, cioè da abitudini ed impronte anteriori. Ma, poco a poco, la pratica del Dharma e la meditazione la liberano e la risvegliano a tutte le qualità dello stato di Buddha.

(trad. dal francese: Dachang Rimé Italia)

Kyabdje Kalu Rimpoce (1904-1989), maestro della tradizione Kagyupa, è stato uno dei primi grandi maestri tibetani che hanno portato l’insegnamento in occidente in cui ha fondato diversi centri.